Perché serve una rivoluzione etica digitale nelle aziende?

Intelligenza artificiale, internet delle cose e big data pongono interrogativi etici anche alle aziende. Che devono modificare le loro regole interne

Siamo da tempo testimoni del processo che sta portando alla digitalizzazione di ogni attività commerciale. Non è una novità, ma vale la pena di fermarsi per una riflessione su cosa è cambiato e suoi prossimi scenari di riferimento.

La digitalizzazione è riconosciuta come la quarta rivoluzione industriale, un fenomeno che fonde la realtà fisica, digitale e biologica e che mette in discussione anche le idee su cosa significa essere umano. Si tratta di uno strumento fondamentale per le aziende non solo in termini di crescita e competitività, ma anche di sopravvivenza. Se da un lato l’evoluzione digitale comporta nuovi modelli di business e nuovi attori di mercato, assistiamo dall’altro a una sorta di ‘darwinismo’ digitale: chi non riesce a navigare l’onda digitale ne resta travolto.

L’importanza dei dati

La digitalizzazione è fortemente, intrinsecamente collegata ai dati, alle informazioni. Solo negli ultimi due anni abbiamo prodotto il 90% dei dati esistentiun dato significativo e inquietante allo stesso tempo. I dati, considerati il quarto fattore di produzione, e la tecnologia sono un binomio inscindibile. Se pensiamo agli sviluppi più recenti (internet delle cose, big data, intelligenza artificiale) si tratta in massima sintesi di soluzioni tecnologiche complesse, con significativa capacità computazionale e che al tempo stesso sono interconnesse, più accessibili e incorporate in oggetti di utilizzo comune, per cui meno visibili ma al tempo stesso più presenti nella nostra quotidianità.

Le diverse tecnologie rispondono a razionali diverse, operano in modo diverso e possono essere impiegate in diversi modi, ma hanno un elemento in comune: si basano, sono nutrite dai dati. Che si tratti di una sofisticata soluzione di intelligenza artificiale (che ha bisogno di dati per apprendere, per ‘crescere’, per migliorare), di un prodotto IoT (che consente la connessione di un oggetto alla persona e di conseguenza lo scambio di informazioni su come la persona usa l’oggetto), ovvero di una grande basi dati (big data) su cui sono applicati algoritmi intelligenti, il fattore comune è l’imprescindibilità della tecnologia dal dato, dall’informazione.

Altre caratteristiche comuni sono il fatto che le tecnologie tendono a modificare, trasformare il dato per cui i dati in forma grezza sono elaborati e trasformati in un prodotto finale diverso e il fatto che l’utilizzo dei dati genera conseguenze, anche significative, sulla vita delle persone.

Le barriere sulla privacy

Rispetto a quest’ultimo profilo, il legislatore europeo è intervenuto con il Gdpr, che regola e pone limiti specifici alle attività di raccolta, utilizzo e condivisione di dati personali, ponendo particolare attenzione alle minacce rappresentate dalla tecnologia che, sebbene neutrale, si presta ad abusi.

La necessità di stabilire regole precise a tutela dei dati personali non è un fenomeno solo europeo: anche in diversi paesi della regione asiatica e in America sono in corso ferventi attività per modificare il legislativo di riferimento. Tuttavia, la tutela offerta dalla legge non sembra sufficiente, considerati i possibili impatti delle nuove tecnologie sulla vita degli individui. Si sente l’esigenza di considerare principi e regole ulteriori, in particolare si parla di profili etici.

L’interesse delle aziende a profili etici non è un fenomeno nuovo, diverse aziende sono attive per i profili di sostenibilità ambientale, attività pro bono, uguaglianza ed opportunità. Tuttavia, desta sempre maggiore attenzione il legame tra uso della tecnologia (quindi uso dei dati) e profili etici, tanto che il legame tra digitalizzazione, etica e privacy è stato identificato come uno dei 10 più importanti trend strategici tecnologici per il 2019.

A livello regolatorio, la Commissione europea lo scorso aprile ha pubblicato le linee guida etiche per un’intelligenza artificiale affidabile e il nostro Garante privacy parla di etica nel digitale.

Il vantaggio per un’azienda

Ma quale sarebbe per un’impresa il vantaggio di imbarcarsi nel difficile percorso di dotarsi di regole etiche? E se l’impresa considerasse profittevole il progetto, come farlo in concreto, dal momento che i principi etici sono per loro stessa natura precetti di carattere generale, fortemente caratterizzati dalla storia e dalle tradizioni locali?

Dal punto di vista del vantaggio economico, il posizionamento di un’azienda sul mercato di riferimento sta cambiando, in termini simili a come è cambiato il modo in cui un’azienda si rivolge ai propri clienti. Il messaggio inizialmente si concentrava sul prodotto (cosa vende l’azienda) e si è poi focalizzato sul cliente (chi è il cliente, cosa vuole dall’azienda). Da questo cambiamento è mutata radicalmente la strategia di marketing aziendale, oggi volta ad instaurare una conversazione bi-direzionale ed a 360 gradi con il cliente, per raccogliere e al tempo stesso trasmettere informazioni sui propri prodotti/servizi, attraverso tutti i canali di comunicazione disponibili, digitali e tradizionali.

Allo stesso modo, il posizionamento dell’azienda sul mercato non resta più confinato alla semplice affermazione dell’identità aziendale (c.d. brand image), ma si estende alla comunicazione dei valori aziendali (brand values), tra cui spiccano i profili etici. E la comunicazione dei valori aziendali ha una positiva valenza sia internamente che esternamente. Internamente, la realizzazione di un benefico ambiente di lavoro ha effetti positivi in termini di produttività ma anche di attrazione e mantenimento di talenti. Dal punto di vista esterno, un’azienda ‘etica’ attrae i clienti, gode di buona reputazione a livello di opinione pubblica ma anche di partner commerciali, analisti economici ed investitori. Infine, gode di buona reputazione anche rispetto ad autorità regolatorie e di vigilanza. Ci sono iniziative che misurano il valore etico delle aziende, una sorta di ethic scoring.

Se dunque esiste un legame tra etica e redditività economica, la sfida è tradurre i profili etici in regole di condotta e parametri tecnologici applicabili nei processi aziendali.

Le linee guida della Commissione Europea sono uno strumento utile poiché individuano, tra l’altro, i mezzi tecnici (ad es. procedure tecniche, lista di verifica, etica by design) e non tecniche (formazione, modello organizzativo interno) per realizzare un’Ai affidabile. Considerando i profili di implementazione pratica più nel dettaglio, si evidenzia una sostanziale convergenza con principi e regole di comportamento che il Gdpr ci ha trasmesso. Ritroviamo ad esempio concetti quali responsabilizzazione (accountability), trasparenza, sicurezza, data governance, etica by design, valutazione di impatto.

Invece che cercare soluzioni diverse e difficilmente realizzabili, la via più coerente ed efficiente verso i principi etici sembra quella di ampliare le procedure, le soluzioni e più in generale l’approccio utilizzati per il Gdpr in modo da ricomprendere anche la prospettiva etica.

In conclusione, i profili etici non sono più appannaggio di teorici e studiosi, ma entrano nella quotidianità dell’azienda e ne rappresentano un importante vantaggio competitivo. Nel percorso seguito dalle aziende per allinearsi al dettato del Gdpr si ritrovano anche le coordinate per la realizzazione di un’impresa che agisce non solo nel rispetto della legge, ma anche a tutela dei principi etici. Il fenomeno non è uno sviluppo futuro; sta già accadendo.

Fonte e articolo di Wired.ithttps://www.wired.it/internet/regole/2019/08/14/etica-digitale/