Ecco un articolo scritto dal Dott. Sgaravato Matteo per FruitBook Magazine nel numero di Ottobre 2019, buona lettura!
Per sua natura, la nostra attenzione è molto limitata: come dimostrato da numerosi studi, solo una minima parte delle informazioni in cui ci imbattiamo riesce a colpire il nostro interesse; di queste, solo una piccola percentuale viene recepita e memorizzata. Il nostro cervello evita così sforzi cognitivi elevati e risparmia energia. Ecco perché, davanti a uno scaffale del supermercato, tendiamo a scegliere più o meno sempre gli stessi prodotti…
Li abbiamo già provati, sappiamo che ci piacciono e non dobbiamo ogni volta valutare tutte le alternative. Come può quindi un prodotto rendersi più riconoscibile a scaffale e aumentare le vendite? Come può un’azienda riuscire a distinguersi dai competitor? Come può un brand avere la certezza di riuscire a colpire il proprio target obiettivo ed avere successo sul mercato? La prima domanda da farsi in realtà è: cosa c’è dietro a una scelta di acquisto? Per comprendere la psicologia dietro ai processi decisionali si rende sempre più necessaria l’applicazione delle scienze cognitive e comportamentali al marketing. Dato che la maggior parte delle decisioni di acquisto non avviene in modo razionale, ma è legata a una componente emozionale e a sensazioni inconsce, il neuromarketing può realmente fare la differenza in termini di efficacia di una strategia, permettendo di colpire l’attenzione del cliente anche tra noia, stanchezza e distrazioni.
Ma come è possibile farlo nella pratica? Per esempio, è bene tener presente che le immagini catturano lo sguardo molto più che i testi o i numeri, soprattutto se si riescono a scegliere i colori giusti e a creare contrasti cromatici efficaci. Mai sottovalutare poi la potenza di un logo: font, colori, linee e forme sono tutti elementi che possono fissarsi nella mente del nostro interlocutore e rendere riconoscibile il nostro brand a colpo d’occhio. In realtà un logo può comunicare molto più di mille parole: per questo il nostro consiglio è di fare sempre un test neuroscientifico per valutarne l’efficacia. Ovviamente anche sono importanti: da un lato la necessità di avere un claim interessante, che deve essere breve, immediato e studiato per lo specifico target a cui ci si vuole rivolgere; dall’altro il potere comunicativo di una storia, che deve essere interessante, coinvolgente, capace di trasmettere messaggi, valori e sensazioni, così da creare un forte legame emotivo tra brand e persone. L’importante è non caricare il nostro interlocutore di informazioni o concetti complessi. Per trovare il giusto equilibrio conviene affidarsi a professionisti che, partendo da un’attenta analisi e lavorando in costante sinergia, riescano a elaborare una strategia efficace, occupandosi di tutti gli interventi necessari.
Ecco in allegato l’articolo.